Da molto tempo ho  in mente di realizzare una serie di foto per sensibilizzare coloro che non sono subacquei verso un maggior rispetto del mare e dei suoi abitanti. Ci sono tanti problemi che affliggono il Mare, della pesca massiva e insostenibile, all’inquinamento da varie sostanze al costante aumento della temperatura dell’acqua; ma ve ne sono due che rappresentano un grande problema e che sono strettamente connesse ai nostri comportamenti: la plastica e le reti abbandonate.

Due problemi che generano morte tra gli abitanti del mare. Le reti abbandonate essendo composte da materiale non biodegradabile e ecologicamente compatibile con l’ambiente , continuano a svolgere la loro funzione di “pesca” anche quando sono abbandonate e sono ridotte nelle loro dimensioni. Andando sott’acqua, spesso trovo pesci e altri organismi marini mortalmente intrappolati in questi spezzoni di reti; alcuni riesco a salvarli perché “pescati” da poco tempo, per altri non c’è nulla da fare e diventano ben presto cibo per i famelici vermocani.

Altro flagello è la plastica ormai presente in tutti i mari del Mondo: dal Mediterraneo sino al Mar Rosso e a tutti gli Oceani. Una vera calamità perché quando sono integri spesso, come capita per le buste in plastica (anche quelle ecosostenibili) vengono scambiate per “cibo” dagli abitanti del mare che le confondono con altri organismi come le meduse o altri organismi planctonici; per non parlare poi di quelle dalla dimensioni piccolissime che si confondono e si mescolano con il plancton entrando così nella catena alimentare attraverso gli animali che si nutrono di plancton o che lo filtrano.

Mi trovo in Mar Rosso e programmo, già fin dalla partenza, una serie di scatti di denuncia verso queste due situazioni; per far ciò organizzo una spedizione in uno dei posti più belli del Mar Rosso: Marsa Bareka. Siamo nel Parco Nazionale di Ras Mohammed, noto anche come la porta di Allah: una location affascinante formata da dune di deserto che si tuffano nell’acqua cristallina delle piccole baie che si affacciano su questo specchio di Mar Rosso. Piccoli accampamenti beduini in cui è possibile fermarsi a mangiare e a soggiornare godendo solo dello spettacolo della Natura sia di giorno che di notte, ammirando i mille colori del mare durante le ore del giorno e al tramonto e tuffandosi in un carosello di clori e forme di vita appena sotto la sua superficie.

Partiamo da Sharm al mattino presto in direzione Ras Mohamed, carichiamo in macchina sia le macchine fotografiche con le relative custodie sia tutto l’occorrente per la realizzazione dello shooting. Arriviamo, dopo circa, mezz’ora di auto al check-point dove dobbiamo presentare i documenti d’identità e pagare per l’accesso nel Parco. Disbrigate queste formalità proseguiamo in direzione di Bedawi dove ad accoglierci c’è Mohamed che ci mette subito a nostro agio offrendoci il tipico the beduino preparato appositamente per noi.

Ci sistemiamo scaricando tutte le nostre attrezzature e, dopo esserci cosparsi di protezione solare, ci sono già 38 gradi e sono appena le 9 del mattino, iniziamo i preparativi per iniziare lo shooting. Sopralluogo della piattaforma che forma il reef per scegliere il punto maggiormente idoneo per la luce del mattino. La sessione fotografica prevede anche la realizzazione di alcune foto della nuova custodia per smartphone Diveshot di Easydive, oltre alle foto per la campagna sulle reti abbandonate e sulla plastica.

I mie compagni di avventura sono le modelle Shimo e Natalia (la bruna e la bionda), poi gli assistenti foto Renata e Fabio e la validissima super assistente Natascia. Si inizia con la preparazione delle modelle, il loro makeup, la vestizione con una coda da sirena e il necessario briefing su cosa fare e come farlo. Renata è abilissima nel cogliere i momenti clou di questo backstage. Intanto il caldo si fa sempre più sentire nonostante la costante brezza che ci aiuta non poco.

Non avendo richiesto alcun permesso, tramite un diving autorizzato, tutte le situazioni in acqua saranno svolte in apnea richiedendo una grande sincronizzazione con le modelle e un buon affiatamento. Il tempo scorre veloce e l’affaticamento si fa sentire imponendo delle pause ogni quindici minuti di riprese, pause necessarie anche per ripararsi dal sole, idratarsi e correggere gli eventuali errori che si sono verificati. Completiamo la sequenza sulle reti abbandonate e Mohamed, dal campo ci chiama per il pranzo. Inutile dire che la fame c’è e si sente.

Dopo pranzo riprendiamo con le sedute fotografiche inerenti alla plastica e con le reti abbandonate; la stanchezza accumulata nella mattinata e un certo moto ondoso che smuove la sabbia mi induce a modificare il piano iniziale facendomi optare per delle riprese con visuale dall’alto e non subacquee in cui le nostre sirene, Shimo e Natalia, simuleranno uno spiaggiamento dovuto proprio all’azione distruttiva di questi due elementi. Durante la mattinata arriva all’accampamento un gruppo di turisti italiani con alcuni bambini; alla vista di Natalia, bionda con gli occhi azzurri,  con la coda da sirena negli occhi dei bambini si accende una lucetta che parla di favole, di fantasie che diventano realtà nel posare, sulla battigia, in una serie di foto con la sirena.

Un lavoro lungo e faticoso, con una temperatura che arriva ai 43° nel primo pomeriggio, in un clima sereno e amichevole che si esplica con i sorrisi sui volti di ognuno di noi e la promessa di ripetere questa esperienza alla prossima occasione.

Personalmente un grazie sentito e sincero a Renata, Natalia, Shimo, Natascia e Fabio oltre a Mohamed per la squisita ospitalità offertaci.

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