Il mio carattere, la mia indole, é sempre stato in contrasto con il sistema nozionistico che si impiegava nelle scuole degli anni settanta basato su un metodo di insegnamento che privilegia la quantità di nozioni acquisite rispetto alla formazione critica dello studente.
Se da una parte le mie ricerche occupavano una larga quota nella “costruzione” della mia cultura, uno spazio inferiore, anche in termini di tempo, lo impiegavo nello svolgere i normali compiti di un alunno. Unica eccezione era rappresentata dal mio professore di Italiano e Latino, alle scuole medie, che avendo compreso la mia antipatia verso questa materia a vantaggio delle Scienze naturali, mi faceva compensare l’interrogazione con una parte di argomenti di quest’ultima materia. Devo ringraziare questo professore per non avermi fatto odiare il Latino, ma per avermi messo nelle condizioni di averne una conoscenza tale che mi ritornasse utile nella comprensione e nell’utilizzo della lingua italiana.
Quelli della mia generazione, hanno incrociato il percorso scolastico liceale/universitario con quello dell’obbligo di leva: il servizio militare. Io mi sono ritrovato davanti a questo bivio all’età di 24 anni: avevo deciso di cambiare facoltà, da Informatica a Giurisprudenza (scelta avventata, guardandola con gli occhi di adesso). Questo passaggio, unitamente ai miei conflitti interiori, non mi permise di poter rimandare la partenza per la naja. Svolsi questo servizio a Palermo con un incarico fiduciario di Caporal maggiore: fu una buona scuola di vita che mi insegnò che per comandare non servono i gradi ma il rispetto e la fermezza verso i compiti che devono essere svolti.
Nel frattempo continuai a studiare sostenendo qualche altro esame, ma il fermento interiore mi spinse ad esplorare nuovi orizzonti: fu allora che iniziò ad affiorare prepotentemente la Fotografia.
Nonostante mi mancassero pochi esami alla laurea decisi di abbandonare gli studi universitari e presi la decisione di iscrivermi al corso di fotografia triennale dell’Istituto Europeo di Design di Roma: insomma, la mia vita iniziava a prendere una nuova piega; cresceva ogni giorno di più la voglia di impegno e di dedizione verso una tipologia di studio non più nozionistica ma coinvolgente, maggiormente consona a soddisfare e domare i miei continui desideri di esplorare nuovi orizzonti.
Non sono mai stato uno studente modello, in alcuni casi ero addirittura ribelle ma mai maleducato, in altri casi ero sovversivo della mediocrità e delle pratiche stereotipate: ho sempre avuto uno spirito libero, mai domo, indipendente, istintivo e irruento. Non ho mai apprezzato i luoghi comuni, gli stereotipi; ho sempre espresso le mie idee e le mie convinzioni senza peli sulla lingua, anche a muso duro quando si è reso necessario. Pagandone le conseguenze, qualunque esse fossero.
Non sono mai stato portato a conseguire una carriera tradizionale (anche se alcune volte ho qualche rimpianto) ma ho sempre cercato di costruire la mia vita professionale senza alcun tipo di vincolo che fosse limitante del mio spirito libero.
FINE TERZA PARTE