La luce in fisica è quella porzione dello spettro elettromagnetico visibile all’occhio umano. La luce è un insieme di lunghezze d’onda che formano i colori, come quelli dell’arcobaleno.
La luce assume anche il significato di vita, di nascita in quanto indispensabile ai processi biologici di molti esseri viventi sia sulla terraferma sia nei fondali marini e lacustri. La luce è anche spiritualità. Essa viene considerata una radiazione della sostanza divina, intesa come concetto filosofico. La luce è quella del sole che ci permette di vedere colori, forme e paesaggi.
Ma in fotografia la luce è la grammatica che ci permette di scrivere, e descrivere, emozioni e sensazioni che interagiscono direttamente con il nostro IO interiore.
Se nell’arte dello scrivere, la conoscenza e l’uso della grammatica permettono di scrivere un appunto piuttosto che un poema o un romanzo; così nella fotografia, il cui significato è scrivere con la luce, questa assume un’importanza notevole e fa la differenza tra un semplice resoconto descrittivo e una rappresentazione artistica ed emozionale del soggetto ripreso.
La luce può descrivere in modo sterile e distaccato quello che stiamo osservando, può ingannarci facendoci percepire aspetti in modo differente da quelli reali creando in noi quelle che chiamiamo illusioni. Queste possono ripercuotersi in maniera positiva, stimolando così il nostro cervello e la nostra creatività; oppure in maniera negativa rendendoci apatici e distratti verso ciò che stiamo osservando.
La luce influenza direttamente, attraverso un atto meccanico, la nostra vista: la visione di ciò che ci circonda, dei movimenti, dei colori, delle forme, delle trasformazioni che i soggetti subiscono al mutare della luce. Proprio l’infinito mutare della luce del sole durante il suo corso nel cielo nell’arco del trascorrere della giornata è il senso profondo di questo workshop.
La luce può raccontare, trasmettere emozioni, sensazioni, lasciare che la nostra mente ne venga profondamente colpita stimolando una percezione multisensoriale e non solo limitata all’organo visivo. Per far ciò la luce non deve essere una semplice fonte di illuminazione capace solo di descrivere; necessita che nel linguaggio la luce venga utilizzata come fosse una grammatica, con le sue regole ma anche con le sue eccezioni. Mi sia consentito di parafrasare un’affermazione del grande regista Federico Fellini, sostituendo alla parola cinematografia quella di fotografia:
“La fotografia è un’arte che non ha nulla a che fare con le altre arti. Ma è imparentato geneticamente con la pittura, perché l’uno e l’altra non possono esistere senza la luce. L’immagine è luce. Il cuore di ogni cosa, sia per la fotografia che per la pittura, è la luce. Nella fotografia la luce viene prima del soggetto, della storia, dei personaggi, è la luce che esprime quello che un fotografo vuole dire. Nella pittura la luce viene prima del tema, della tavolozza, dei colori, è la luce che esprime quello che un pittore vuole rappresentare.”
La direzione della luce assume un ruolo importantissimo, anche nella composizione della nostra immagine unitamente ad un sapiente dosaggio della sua quantità. Un buon uso della luce e della sua direzionalità ci consente di “generare” lo spazio visivo che vogliamo raccontare e le emozioni e sensazioni ad esso connesse, creando quelle atmosfere che rendono le nostre foto uniche e non banali.
La luce è formata anche dal suo opposto, ossia l’ombra. Luce ed ombra, sono due facce di una stessa medaglia: l’una non potrebbe esistere senza l’altra. L’alternanza, su di un soggetto, della luce e dell’ombra conferisce ad esso volume e tridimensionalità. La luce illumina, riscalda, “brucia”, indica una direzione, suscita un’emozione, crea immagini sempre diverse; al suo opposto vi è l’ombra che nasconde, enfatizza, che crea suspense, che racconta la luce, la composizione acquista un valore aggiunto.
L’ombra può essere dura o morbida, l’ombra può creare sensazioni di forza, nel caso di ombre molto marcate, o di gentilezza, nel caso di ombre molto morbide ed avvolgenti. Una composizione senza ombre diventa piatta, perde profondità, diventa anonima.
La luce è strettamente connessa con l’ambiente e l’atmosfera che si vuole descrivere. Il racconto delle emozioni e sensazioni racchiuse nell’immagine fotografica non subiscono più la mediazione emotiva data dal solo colore e dai suoi contrasti negli abbinamenti, ma le emozioni e le sensazioni sono tutte legate ai volumi che la luce disegna e alla materia che la luce riveste e rivela. La luce assume un ruolo ed un significato che va aldilà del semplice concetto di illuminare, diventa elemento caratterizzante della composizione fotografica, diventandone essa stessa parte determinante.
Quando la fotografia era in Bianco e Nero l’atmosfera di una foto era demandata esclusivamente al sapiente gioco e dosaggio delle luci e delle ombre. Il concetto di luce come elemento determinate nella “scrittura” di una fotografia può essere appreso tramite il suo studio e la sua applicazione.
Durante il mio corso di formazione all’Istituto Europeo di Design, ho avuto la fortuna di incontrare, sul mio cammino formativo, due grandi personaggi che della luce e della fotografia hanno fatto la loro ragione di vita e professionale: Salvatore Rotunno e Vittorio Storaro. Due grandi direttori della fotografia il cui talento e professionalità sono ineguagliabilmente riconosciuti in tutto il Mondo.
L’incontro con Vittorio Storaro, 4 premi Oscar come direttore della fotografia, attraverso la partecipazione a due suoi seminari aventi a tema la luce, ha profondamente modificato il mio approccio e la mia visione sull’uso della luce nei set fotografici in cui ero impegnato, prima come studente e poi come professionista.
Questo bagaglio, non solo tecnico ma soprattutto culturale mi ha permesso di creare immagini fotografiche con uno stile unico non solo nella fotografia pubblicitaria ma anche in quella subacquea. In questo workshop ho pensato di citare il grande Maestro Storaro per far meglio comprendere alcuni importanti elementi sul concetto di luce, ma anche sull’ombra che nella fotografia subacquea, spesso, viene vista come elemento negativo, da escludere.
Luce ed ombra, due facce della stessa medaglia; due facce piene di infiniti significati come lo stesso Vittorio Storaro cita nei suoi seminari e nei suoi insegnamenti: “Luce e ombra, quindi, e nell’uso dell’uno e dell’altro ho visto la possibilità di simboleggiare tutti gli opposti, tutti i contrari, tutte le diversità. Da qui un’analisi sempre più approfondita mi ha portato a dividere ulteriormente, separando la luce dall’ombra, e ho scoperto che nel mezzo c’era una signora che si chiamava penombra. Poi ho visto che la luce andava divisa anche in artificiale o naturale e, ancora, in quella che poteva simboleggiare il cosciente o l’inconscio, il bene o il male, il giorno o la notte, la luna o il sole.”
“…sperimentavo me stesso tra una Luce e un’Ombra, tra una Tonalità e un Colore.”
La luce per Vittorio Storaro è parola: parola è amore, amore è conoscenza, conoscenza è libertà, libertà è luce, luce è energia, energia è tutto.
La concezione della luce di Vittorio Storaro è ben espressa in queste sue affermazioni per l’editore Electa
“Chi fa foto-grafia scrive con la luce…, come il compositore scrive con le note, come lo sceneggiatore o lo scrittore scrivono con le parole. Il linguaggio della luce, e quindi di tutti i suoi componenti, ha una sua potenzialità, può esprimere sentimenti, emozioni, esattamente come le note di uno spartito o le battute di una sceneggiatura.”
La luce prescinde dal mezzo utilizzato, sia essa una fotocamera Reflex, piuttosto che una Compatta o una cosiddetta Bridge; la luce è la grammatica con cui realizzare fotografie capaci di suscitare emozioni tali da farle definire espressioni artistiche. Attraverso lo studio e la conoscenza della luce, saremo in grado di definire il nostro stile personale: esattamente come lo stile linguistico che differenzia uno scrittore da un altro.