I Social sono le nuove Agorà, le piazze in cui ognuno può dire la sua a prescindere dalla cognizione che si ha su ciò che diventa oggetto della discussione. In una di queste leggevo di una sottile diatriba tra gli
aficionados dei collegamenti a fibra ottica per la connessione con i flash subacquei e i fautori che il vecchio, e per me obsoleto, cavo di connessione sincro garantisse prestazioni che con la fibra on era possibile ottenere.
L’oggetto della discussione riguardava le
“prestazioni” di velocità di scatto quando si selezionava la modalità, sulla fotocamera, di
scatto continuo. Alcuni sostenevano, ma a mio parere solo sulla base di una sensazione prettamente personale e non oggettiva, che in questa situazione il cavo sincro permettesse una performance che con la fibra non si poteva ottenere.
Proverò ad analizzare queste affermazioni da un punto di vista prettamente tecnico senza avanzare alcun tipo di valutazione finale. Per far ciò, farò riferimento alle caratteristiche tecniche di alcuni tra i più diffusi flash in uso tra i fotosub, e le caratteristiche fornite dalle case costruttrici delle fotocamere proprio sulle
“prestazioni” in un uso continuo dello scatto.
Facciamo una premessa ponendoci la domanda di quando e perché, nella fotografia subacquea, potremmo aver necessità di ricorrere ad una sequenza di scatti veloci. Sicuramente la prima risposta sarà quella di immortalare un evento che si svolge in
maniera repentina in modo da avere una buona sequenza e la certezza di uno
scatto buono. Ma quali sono queste possibili situazioni in cui una
“raffica” di almeno 5 fotogrammi al secondo (
fps) ci può essere utile? Mentre usando un obiettivo
grandangolare o
fish-eye ci troviamo davanti grossi pelagici o soggetti come leoni marini, foche e similari. Oppure con l’uso di
obiettivi macro e ci troviamo davanti a scene di predazione o similari compiute da soggetti che si muovono abbastanza velocemente.
Come ben si evince dalla tabella il range di velocità di una
“raffica” va da
5 fps della
Sony a7 agli
11fps della
Sony a6600; mentre nelle reflex abbiamo un range che va da
7fps ad un massimo di
10fps; questi dati sono quelli dichiarati nelle specifiche tecniche delle loro fotocamere. Facciamo una prima considerazione sull’intervallo che esiste tra uno scatto e l’altro; con
5fps avremo un intervallo di
200 millisecondi tra uno scatto e l’altro, con
7fps l’intervallo sarà di
143 millisecondi e con
10fps sarà di
100 millisecondi. Intervalli veramente velocissimi. Chi lo avrebbe mai pensato?
In questa tabella abbiamo i tempi di ricarica indicati dai rispettivi costruttori con un valore minimo e uno massimo: normalmente riferiti alla minima potenza e alla massima potenza. Tranne
Secam e
OneUW che hanno tempi di ricarica minimi nell’ordine di
pochi centesimi di secondo,
Isotta e
Inon hanno un valore
minimo di 1 secondo,
Retra e Sea&Sea, addirittura superiore ad 1 secondo (1,5s) per poter portare i condensatori alla giusta carica per emettere quella potenza luminosa. Potenza luminosa, il vero problema indipendentemente dal cavo sincro o dalla fibra ottica.
Iniziamo con il dire che
la massima potenza luminosa la otterremo alla distanza di 1 metro dal nostro soggetto e con il valore di diaframma dichiarato dal costruttore; ma questo è un concetto ormai noto e sul quale non mi soffermerei. Quello sul quale voglio soffermarmi è, nel caso di una velocità di
7 fps, sull’intervallo di
143 millisecondi tra uno scatto e l’altro. Perché vi chiederete? Presto detto.
Affinché un qualunque flash possa
garantire l’emissione costante della potenza luminosa per una data distanza e un dato valore di diaframma, è
conditio sine qua non che i suoi accumulatori siano carichi e che vengano ricaricati con un tempo equivalente all’intervallo tra uno scatto e l’altro. Il valore di
143 millesimi di secondi, che abbiamo adottato come parametro di riferimento equivale a circa il
7,2% della potenza che il flash dovrebbe emettere per soddisfare pienamente e in maniera costante la corretta esposizione durante l’intera sequenza. Il
7,2% della potenza equivale a circa
1/5 della potenza massima, ossia ad un valore di 5 diaframmi più aperto rispetto al massimo valore alla distanza di 1 metro. Applicando la
Legge dell’inverso del quadrato della distanza ci troveremo ad una distanza di circa 15 cm dal nostro soggetto.
Credo sia facile evincere come il problema non sia insito nell’uso del cavo sincro piuttosto che della fibra ottica ma nella effettiva necessità, almeno in uso subacqueo, di poter disporre in abbinamento ai flash di raffiche così elevate.
Quindi nel caso di pelagici che si muovono velocemente e che difficilmente saranno a distanza di 15 cm, l’uso della raffica non produce risultati accettabili sull’intera sequenza se non a condizione di compensare i 5 diaframmi di differenza
aumentando gli ISO (1600 ISO!) con la stessa proporzione al fine di mantenere i tempi di ricarica entro il range dell’intervallo tra uno scatto e l’altro. Attraverso il modulo a fondo pagina potrete inviarmi le vostre osservazioni sulla validità delle affermazioni ulteriori o per avere ulteriori delucidazioni.
Verificare quanto su affermato é possibile con dei semplici calcoli matematici.
In conclusione, non sempre tecniche e metodi tipici della fotografia terrestre trovano riscontro e applicazione nella fotografia subacquea che ha molti più limiti anche di natura tecnica rispetto a quella terrestre.